Il 5-10 giugno 1967 viene ricordato il 50° anniversario della guerra dei sei giorni, quando le forze israeliane attaccarono e cacciarono centinaia di migliaia di palestinesi, siriani ed egiziani dopo avere occupato le loro terre. Quel tempo è conosciuto come “giorno della Naksa” o il giorno della battuta d’arresto.

Nel giugno 1967 le forze israeliane iniziarono le ostilità belliche contro Siria, Egitto, Giordania e i territori palestinesi della Cisgiordania e striscia di Gaza, compresa Gerusalemme est.

Anche in questa occasione si propone una lettura assolutamente falsa, quella di “Israele contro tutti”. In realtà quello che accadde sotto gli occhi di tutti fu la prosecuzione del progetto di pulizia etnica dei palestinesi, con la complicità dei paesi occidentali che armarono i sionisti ed il tacito consenso dei paesi arabi.

I sionisti conoscevano i nomi dei piloti egiziani, avevano le foto aeree dei loro jet disposti sulle piste, delle unità di terra nel Sinai, come riporta Lorenzo Cremonesi in un recente articolo.

Difficile pensare che questo fosse merito dei soli servizi segreti di Israele.

Nel novembre 1967, il Consiglio di sicurezza dell’ONU approvò la Risoluzione n. 242, richiamando il regime israeliano a ritirarsi da tutti i territori occupati il 4 giugno, ma Israele si rifiutò di adempiere alla risoluzione dell’ONU, come fece con tutte le altre risoluzioni ONU, da allora fino ad oggi, perchè trova sempre le stesse complicità.

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